-Pierre/Louis: "Sospirò pesantemente, Louis, inforcandosi le mani in tasca con stizza, le sopracciglia corrucciate. Tanti auguri a me... Aveva sussurrato in cuor suo stringendo le labbra. Fuori dall'albergo, da solo. Non era la prima volta che succedeva, ma anche se si convinceva d'esservi abituato, gli faceva male lo stesso. Non poteva biasimare nessuno, comunque... Dopotutto, era colpa del suo caratteraccio se alla fine nessuno si ricordava mai di lui."

-Jito/Ken: "Jito sospirò sommessamente avvicinandosi alla porta di casa con quel piccolo pacchetto tra le mani. La neve scendeva lentamente, imbiancando tutto il paesaggio circostante come in uno di quei quadretti della Coca Cola che affollavano le strade in quel periodo. Sorrise nell'osservare il giardino interamente ricoperto di neve, mentre il cane del vicino giocava a rotolarsi qua e la inzuppandosi il pelo."

Due storie, elementi in comune, sottili differenze.

-Margas/Schuster: "-Dai Fraaaanz!- Cercò di tirarlo su Margas, mentre quello guardava mogio la propria cioccolata. Sospirò ancora il povero Schuster, girando il cucchiaio per l'ennesima volta. L'aveva presa male, oh, se l'aveva presa male! Franz caro era uno che se la prendeva per nulla, che rimaneva malissimo se gli cadeva in terra il cono gelato, che si disperava se si svegliava con i capelli fuori posto la mattina e che, ahimè, aveva un cuore che batteva per il bel kaiser di Germania."

-Taki/Teppei: "Palleggiava solitario, Teppei, facendo rimbalzare il pallone a destra, a sinistra, ancora a destra... Taki l'osservava rapito, il mento posato sul palmo, il gomito retto dalla gamba, accovacciato sulla panchina. Non ricordava d'aver mai visto il giovane Kisugi palleggiare così... Da solo. Insomma, quando uscivano ogni tanto a calcio ci giocavano, era normale, ma quando avevano raggiunto il campetto e il giovane attaccante aveva trovato la palla di cuoio, se l'era semplicemente passata tra i piedi. Non era saltato su urlando il solito: "Hey, Taki, due tiri?" No, non l'aveva fatto. Il capo chino..."

Due storie, elementi in comune, sottili differenze.

-Kojiro/Ken: "Si svegliava ansando, tenendosi il cuore con una mano, il petto che s'alzava e s'abbassava scosso dai singulti. Che dolore atroce. È il peso della vergogna... È il peso della tua inettitudine... Gli occhi sgranati a fissare quel bianco inconsistente a cui la sua mente era grata. Bianco, nulla... Pensare al niente più profondo e crogiolarsi nel dolore fino a straziarsene lentamente. Semplicemente non fare nulla, lasciare che tutto si sciogliesse in un'insofferenza voluta, come gocce di pioggia sulla pelle. Oh, che male!"

Santana/Leo: "È un ricordo così nitido nella sua mente che gli fa male ripensarci. Lo uccide. Lo strazia. Ne fa carne e sangue in un tumulto di dolore. Che male, che male... Vorrebbe strapparsi il cuore dal petto Santana, ma non ne ha il coraggio. È come un monito scolpito a fuoco nella sua mente, come un incisione a sangue, come un doloroso marchio indelebile. Sa che rimarrà per tutta la vita. A coglierlo era stata più che altro la schiettezza disarmante con cui gliel'aveva detto. Una schiettezza che tradiva quegli anni di frustrazione e di timore represso." (ATTENZIONE: Death Fiction)

Due storie, elementi in comune, sottili differenze.